Dream Master

In un lontano passato...

"Cerco di tirare avanti, James, ma sto diventando sempre più sola. Quelli del villaggio hanno buone intenzioni, ma non sanno che fare di una giovane vedova. Nei loro occhi vedo sollievo quando dico di dover tornare alla baita. Di conseguenza, sono andata in paese sempre di meno, e loro sicuramente non vengono fin qui a trovarmi."

Mary carezzò con le dita la corteccia dell’acero preferito da James e sorrise verso il punto in cui lo aveva sepolto.

"Ma andrò avanti. Ho superato il freddo dell’inverno e il freddo dell’estate. Non preoccuparti, questo è il periodo più duro per me perché l’autunno è sempre stata la tua stagione preferita. Ti amo James."

Il sentiero per la baita era nel bel mezzo di una zona boschiva. James aveva vissuto sulla frontiera prima di sistemarsi con lei, ed aveva preferito tenersi ad una certa distanza dal resto della civilizzazione. Quindi si erano costruiti una piccola proprietà in mezzo ai boschi e si erano sistemati la. Era orgogliosa di ciò che erano riusciti a costruire insieme, solo loro due, e così tanto di questo luogo risvegliava in lei splendidi, splendidi ricordi. Ma mentre fronteggiava un futuro da sola probabilmente ben più lungo del troppo tempo passato insieme, si chiese se fosse il caso di andare avanti e iniziare da capo.

Quando raggiunse la porta della baita, i peli sul suo collo si rizzarono. Qualcosa non andava, ma ci volle un momento prima che realizzasse cosa fosse. Silenzio. I boschi erano sprofondati nel silenzio. Corse in casa e afferrò il ferro ultra-speciale di cui James era tanto entusiasta. Poi tornò al porticato, si sedette sulla sedia a dondolo e poggiò il ferro in grembo, dove sarebbe rimasto nascosto tra le pieghe della sua veste da lavoro.

Non dovette aspettare a lungo prima che la fonte del disturbo si presentasse da sè. Jacob Boyer, un lavoratore del porto dalle tempie già calve e un viso che pareva sempre arrabbiato, arrancava fuori dai boschi verso il cortile di Mary, ansimando nel cammino. Mary serrò il pugno sul ferro per evitare che le tremasse la mano. Nonostante il suo cuore battesse con forza, lottò con sé stessa per tenere fuori il terrore dalla sua voce mentre disse, “Buon pomeriggio, Jacob. Che ti porta fin qui?”

"Mary," rispose. "Ti dispiace se vengo a trovarti?"

Le dispiaceva senza ombra di dubbio. "Preferirei che tu non lo facessi, Jacob. Come sai, sono sola qui fuori."

Lui si fermò per un secondo, e poi fece un passo in avanti. "Andiamo, Mary. Dopo tutta la strada che ho fatto?"

"Non ricordo di averti invitato, Jacob..."

Lui si fermò ancora, e poi fece un altro passo. "E cosa ti preoccupa? Sono un uomo rispettato in città."

" È molto strano, Jacob. Non vado in città molto spesso, ma nonostante tutto le voci arrivano anche da me. Ne ho sentita una particolarmente malevola riguardo alla moglie del banchiere, Sarah. Pare che, mentre suo marito era lontano per un viaggio di lavoro, lei è stata con un altro uomo, e lui l’ha fatta urlare. E non in un bel modo, bada bene."

Il volto di Jacob s’increspò in un lieve sorriso, e fece un altro passo verso di lei. Mary prese un profondo respiro mentre il suo cuore faceva i salti mortali. "Quando George tornò a casa, la trovò nuda, legata e con dissanguata per una coltellata nel ventre."

Jacob si riprese dalla stanchezza e iniziò a camminare verso di lei. "E che centra questo con me?"

"Le voci sostengono sia stato tu a stuprarla e ad accoltellarla."

Lui sorrise e aumentò il passo. Ogni passo più vicino faceva battere il cuore di Mary più forte. Tutto ciò che le disse fu, “Capisco.” Non era propriamente una confessione, ma una persona decente avrebbe almeno protestato per essere accusata di un atto tanto terribile.

"E non posso fare a meno di notare che hai portato con te una fune e un coltello in questa visita”.

Aveva traversato metà della distanza dai boschi al suo recinto. “Hai ragione. L’ho fatto”.

Mary aggrottò le sopracciglia. "È un peccato, Jacob. Il mio James è morto da più di un anno. Una donna ha dei bisogni, proprio come un uomo. Avrei potuto acconsentire di giacere con te. Ma preferirei non essere accoltellata."

"Beh, il consenso non è proprio una cosa che apprezzo, Mary. E Sarah non è stata la prima."

"Già, le voci dicono che la piccola Emma, la figlia di Paul e Marion, ha avuto lo stesso destino, malgrado non abbiano mai trovato il corpo."

Aveva praticamente raggiunto il recinto. "E non lo faranno."

"Ti chiederò di fermarti un momento, e di riflettere su una cosa, Jacob."

Lui si fermò diligentemente e sorrise. "Su cosa?"

"Il timido marito di Sarah era un banchiere. Che può averle insegnato? Come contare? Ed Emma era una ragazzina. Non poteva sapere nulla. Ma il mio James era un uomo di frontiera. Mi ha insegnato che fare con i predatori.”

"Lo ha fatto, non è così? E che ti ha insegnato, bella Mary?"

Come risposta, Mary scattò in piedi e prese il ferro di James dal grembo. Era il ferro più elegante, fresco di fabbrica di cui chiunque avesse sentito, importato fresco fresco dall’Europa—una flintlock. Non diede a Jacob il tempo di dire nulla. Nemmeno lei aprì bocca. Gli parò semplicemente alla testa.

* * *

"Ho fatto proprio come mi hai insegnato, amore mio. Ho aspettato che fosse tanto vicino da non poter sbagliare. Mi dispiace di essermi lamentata che tu passassi tutto quel tempo su quel ferro. Vorrei ne avessi comprati due..."

Mary si appoggiò all’acero e sospirò.

"Ad ogni modo, ho gettato il corpo nel fiume. È stata una bella fatica! Ma ho guardato il fiume mentre lo portava via. Ora è il problema di qualcun altro. Non riesco a non—“

Un lampo di luce interruppe Mary. Era forse un fulmine? Il cielo era limpido e non si era udito nessun tuono. Poi, sentì un terribile suono di gemiti, come di un animale sofferente. Proveniva dalla direzione del lampo.

Oltre allo stridio dell’animale, I boschi erano in silenzio. Ma Mary non era spaventata. Se qualcosa stava soffrendo, doveva almeno provare ad aiutare. Corse verso il suono, senza riuscire ad associarlo a nulla che avesse sentito prima. E, anche se non aveva alcuna idea di che aspettarsi, rimase comunque stupita da ciò che vide.

In una piccola radura, racchiuso in un anello di funghi, trovò un uomo sdraiato sulla schiena nel mezzo di un area dove I cespugli erano stati spinti via. C’era un gatto bianco e nero che miagolava verso di lui e piangeva così forte da farsi sentire da mezzo mondo. L’uomo indossava delle vesti sottili che andavano ben oltre lo strano, dai colori che Mary a mala pena sapeva esistessero, e stringeva con pugno serrato un gran libro al petto. Uno dei colori Mary lo riconobbe come rosso, e si espandeva sempre di più sul fianco della sua camicia.

"Signore? Siete ferito?" Mary si precipitò verso di lui. Lui non rispose, ma il gatto sibilò verso di lei. Mary disse al gatto, “Non so se sia il tuo padrone o la tua cena, ma a prescindere da quanto sibilerai cercherò di aiutarlo.” Allungò il braccio e toccò con attenzione il suo fianco. Il tessuto era incredibilmente liscio, ma anche bagnato. Le sue dita si tinsero di rosso. Stava decisamente sanguinando. “Signore?” lo scosse un poco e alzò la voce, “Signore! Mi serve che vi svegliate.”

I suoi occhi si aprirono all’improvviso, e prese un gran respiro. Chiaramente in preda al dolore, guardò verso Mary e disse qualcosa in una lingua che lei non capiva.

"Alzerò la vostra camicia e darò un’occhiata alla vostra ferita, d’accordo?”

Lui la fissò senza capire cosa avesse detto. Lei gli alzò la maglia e fu sorpresa nello scoprire che indossava solo quella. Ma non era sorpresa nel vedere che era stato accoltellato nella pancia. Il sangue lo aveva reso abbastanza chiaro. Almeno la ferita era sul fianco. Le parti del corpo che avevano colpito erano meno gravi che se avessero colpito il pieno ventre. “Non sembra poi tanto male, ma dobbiamo fermare l’emorragia. Riuscite a sedervi e togliere la camicia?”

Lui continuò semplicemente a fissarla, quindi lei afferrò la sua camicia e l’arrotolò intorno alla ferita. Lui annuì e lasciò che lei l’aiutasse a sedersi. Il gatto li guardò con attenzione, ma aveva smesso di sibilare e piangere.

L’uomo pose per terra il libro con attenzione e fece una smorfia mentre alzò le braccia. Mary gli tolse la camicia e la usò come bendaggio. Non perse tempo a meravigliarsi dello strano materiale, tuttavia la prese come nota su cui rifletterci successivamente. Lui disse qualcosa che lei non capì con tono di apprezzamento.

"Prego”, lei mormorò.

* * *

"Manca poco. Ci siamo quasi." Mary aveva il braccio dell’uomo sopra le spalle mentre lo aiutava ad entrare nel cortile di casa sua. Non riuscì a fare a meno di notare la sua costituzione muscolosa e la pelle liscia. Nonostante fosse gentile con lei, James aveva sempre avuto una pelle ruvida. Questo strano uomo a quanto pare era diventato forte senza rotolarsi nelle asperità e nei roveti dei boschi.

Lui inciampò, ma lei lo prese prima che cadesse. Disse la stessa cosa incomprensibile che aveva detto l’ultima volta, ma con un tono che pareva scusarsi. “Non c’è bisogno di scuse, signore. Me la caverei molto peggio se fossi stata accoltellata. Tuttavia, penso che un uomo forte quanto voi mi avrebbe portato in braccio.” Questo portò il pensiero delle sue braccia intorno a lei, piacevole pensiero, ma lei lo spinse via. Era passato troppo tempo dalla morte di James, ma questo non era il momento di pensare a certe cose.

Dove l’aveva trovato, quando aveva rimesso l’uomo in piedi, il gatto li aveva seguiti in silenzio, senza essere visto né sentito. Ora nel cortile di casa sua, apparve nuovamente e li seguì. Il suo pelo era prevalentemente nero con zampe bianche e una macchia bianca sulla coda. Intorno agli occhi aveva del pelo bianco, come se fosse l’inverso di una maschera di procione. Nonostante Mary non fosse un’esperta di gatti, non ne aveva mai visto uno con questi segni prima.

Si fecero strada fin dentro casa, dove Mary aiutò l’uomo a sedersi a tavola. “Serve che pulisca quella ferita e che metta un miglior bendaggio. Poi vi sdraierete e cercherete di riposare.”

Lui poggiò il libro sul tavolo e non protestò mentre lei spiegò la camicia e pulì la ferita con del tessuto bagnato. La ferita era tonda, come se fosse stato ferito con un bastone o una lancia, non con un coltello. Avendo curato James da tutti i tipi di ferite, aveva molta esperienza, ma l’uomo si muoveva e lamentava più di quanto lo facesse James. Sembrava che avesse meno esperienza ad esser ferito di quanto lei l’avesse a medicare ferite.

Lei preparò un bendaggio e lo aiutò a posarsi sul suo materasso sul pavimento. Dove lei lo coprì con una coperta calda, sorrise e gli diede una pacca sulla spalla. “Riposatevi un poco. Daremo un’altra occhiata alla ferita al mattino.”

Lui le disse qualcosa nella sua lingua. Era forse tedesco? Lei non conosceva il tedesco. Poi lui chiuse gli occhi. Il gatto si raggomitolò di fianco a lui.

Mary si alzò in piedi e si diede un’occhiata. Aveva il suo sangue sul vestito. La baita era una stanza singola senza posto per potersi cambiare in private. Ma i suoi occhi erano chiusi. Lei gli diede le spalle e si tolse in fretta il vestito. Era sollevata nel vedere che il sangue non era penetrato oltre il vestito. Si mise un altro vestito e si voltò, trovò l’uomo ancora nel letto ma intento a guardarla. Stranamente, non si sentì in imbarazzo di essere stata vista in sottoveste. Certamente, si era tolta la veste e si era fatta il bagno con James prima che si sposassero. Spinse velocemente questi pensieri fuori dalla testa e fece un gesto con la mano per suggerirgli di chiudere gli occhi. Lui lo fece.

Il suo libro era ancora sul tavolo. lei lo guardò. C’era una parola sulla copertina, ma le lettere non erano simboli che lei riconoscesse. Lo aprì pigramente e vide che le scritte all’interno erano di lettere incomprensibili. Alzò le spalle e andò avanti con la sua giornata.

* * *

Lo strano uomo dormì attraverso la cena. Mary cucinò abbastanza cibo per entrambi, ma decise di non svegliarlo. Ora che il sole era tramontato, era il momento che anche lei andasse a letto. Restò ai piedi del suo materasso e lo guardò dormire profondamente. A prescindere da quali fossero i suoi desideri, mary non avrebbe dormito sullo stesso materasso dello straniero. Dopo aver messo insieme qualche pelliccia e vestito sul pavimento, guardò verso di lui, poi alla flintlock sul muro, e poi di nuovo a lui. Scuotendo le spalle, prese la flintlock e la pose di fianco al suo giaciglio temporaneo. Poi si sdraiò rivolta verso di lui e si addormentò velocemente.

Si trovò fuori da casa sua, nel cortile. Indossava un meraviglioso abito abbinato a quello dello straniero, e si meravigliò di quanto fosse liscio e comodo. Capì perché lui non indossava sottovesti sotto i vestiti quando il loro stesso tessuto era più comodo delle sottovesti stesse.

Ci fu un ringhio dietro di lei, e si voltò con paura. Un gatto molto grosso, forse quello che James avrebbe definito un “Leone di montagna”, si muoveva furtivamente alle sue spalle. Lei gridò e allungò il braccio verso la flintlock, ma non era lì con lei.

"Hunter, buono!" Era la voce dello straniero, e aveva uno strano accento, ma lei riusciva a capirlo. Lui continuò, “Lei mi ha protetto. Farai lo stesso per lei.”

Mary non distolse lo sguardo dall’animale, ma la sua paura si era contenuta abbastanza da notare che i segni sul suo pelo corrispondevano a quelli del gatto dell’uomo. Le diede un incerto “mrow” e si sdraiò sulle sue zampe. Lei tolse lo sguardo dal gatto e vide l’uomo dietro di lui. Indossava i suoi indumenti colorati, ma non erano più macchiati di sangue. “Come…” non era certa su cosa chiedere.

"Stai sognando, mia cara. Volevo ringraziarti per avermi aiutato. Da dove provengo, questo genere di cortesia non è comune.”

"Vieni dall’Europa?"

Lui sorrise. “Non so dove sia l’Europa, ma ti assicuro che provengo da un posto molto più lontano.”

Mentre Mary lo guardava, si chiese pigramente perché fossero vestiti in questo sogno. L’uomo fece un’espressione attonita e arrossì. Lei si coprì il viso. “Aspetta, hai appena sentito ciò che stavo pensando?

"Mi spiace, Mary. Questo potrebbe essere difficile da credere, ma questo non è solo un tuo sogno. Noi tre, già, incluso il mio gatto, Hunter, stiamo condividendo lo stesso sogno. Sono Troi, la persona che al momento dorme sul tuo materasso, e tutti noi ricorderemo questo sogno una volta svegli."

"Questa è una sorta di stregoneria?"

"No, Mary, non è stregoneria, tuttavia è magia. Nel mio reame, sono conosciuto come un Dream Master, e posso fare molte cose nei sogni delle persone."

"Come invader I miei e leggermi nella mente?"

Lui incupì. "Mi dispiace di aver forzato la mano. Ti lascerò al tuo sonno."

"No, aspetta." Lei lo fissò. A bassa voce disse, “Che altro puoi fare?”

"Ad esempio, ti ho insegnato la mia lingua. La saprai anche una volta sveglia."

"Questo significa che sarò in grado di leggere il tuo libro?"

Lui annuì, ma aggrottò le sopracciglia. "Potrai farlo, ma tempo non riuscirai ad usarlo. La magia del libro funziona solo per la gente del mio reame."

"Che altro?"

"Posso aumentare esponenzialmente le capacità che qualcuno ha di curarsi mentre dorme."

"Intendi che ti stai curando da solo?"

"Sì, sto bene, in gran parte grazie a te."

"Ne sono sollevata."

"Posso anche insegnarti come volare come un Uccello nei tuoi sogni. Ti piacerebbe levarti in volo, Mary?"

Mary guardò il cielo. "Tutti vorrebbero poter volare."

Lui allungò la mano e fece un passo verso di lei. “Allora prendi la mia mano.”

Senza esitazione, lei gli afferrò la mano. Fluttuarono in aria insieme. Mary era piena di eccitazione, meraviglia… e desiderio.

"Sto cercando di non leggere I tuoi pensieri, Mary, ma praticamente lo stai dicendo a gran voce."

Questa volta fu Mary ad arrossire. Guardò giù verso il cortile di casa sua e tracciò il sentiero verso la città in distanza. Trovò poi l’albero di James. Lo fissò per un momento prima di mormorare, “Mi spiace. Sono certa che tua moglie non apprezzi quando sogni con giovani vedove piene di desiderio."

Tristemente, rispose, "Non ho moglie, Mary. E, anche se l’avessi, non avrebbe importanza. La mia vita è perduta."

Scioccata, lo guardò. "Cosa? Perché?"

"Ho fatto arrabbiare una persona molto importante nel mio reame, e una delle sue guardie mi sta dando la caccia. Non sarò in grado di fermarla.”

Impaurita, Mary chiese, "È stata lei a ferirti?"

"Sì."

"Come hai fatto a sfuggirle?"

"Non l’ho fatto. È proprio dietro di me." Mary guardò alle sue spalle terrorizzata. Ma tutto ciò che vide fu un falco in volo. Troi continuò. "No, è ancora nel mio reame, ma sarà qui presto. Il mio reame si muove più lentamente del tuo. Malgrado probabilmente sia passato solo un momento tra quando io l’ho lasciato e lei mi ha seguito, un giorno è passato qui."

Tutto questo era fantastico e incredibile, ma non più di star volando. E c’erano cose più pratiche da fare che metterlo in discussione. “dobbiamo farti andar via!”

Lui sorrise con calore. "Grazie, Mary. Vedo nel tuo cuore che stai prendendo in considerazione di abbandonare ciò che hai qui in un disperato tentativo di portarmi alla salvezza. Ma non c’è salvezza. La guardia mi troverà a prescindere da dove vada. Sono stato uno sciocco a tentare di scappare.”

"Dobbiamo provare!"

Con fermezza, Troi disse, "No. Questo risulterebbe solo con la tua morte oltre alla mia."

Mary guardò l’albero di James e vide la radura dove trovò Troi. Era vuota. “Non è ancora qui?"

"Non ancora, no. Lo sarà presto."

"Troi, voglio svegliarmi."

I suoi occhi si aprirono. Il sole stava sorgendo, illuminando con i suoi raggi l’interno della baita. Mary si alzò e trovò Troi seduto sul materasso e intento a togliersi le bende. C’era una cicatrice, ma sembrava sulla via della guarigione. Lui le sorrise, “Ciao Mary.”

Aveva parlato nella sua lingua, ma lei comprese ciò che aveva appena detto. "Quel sogno era reale, non è vero?” chiese.

Lui annuì. "Sì, lo era."

"Davvero non potrai scappare da questa ‘guardia’?"

Lui si alzò e disse, “Le loro abilità sono leggendarie.”

Lei fissò il suo torace muscoloso. A bassa voce chiese, “Prima che tu vada … mi … daresti …”

Troi fece qualche passo verso di lei, la prese tra le sue braccia, e la baciò. Mary premette il suo corpo contro di lui mentre il desiderio represso si appropriava di lei. Le sue labbra soffici. Il suo profumo, come I fiori. Sentì il monte che aveva nei pantaloni premersi contro di lei. Si sentì calda dentro. No, si sentì bollente, come se stesse bruciando.

Mentre le loro labbra erano serrate insieme, Mary chiuse gli occhi e gemette involontariamente. Troi premette la lingua contro le sue labbra e poi la spinse in bocca. Gli occhi di Mary si aprirono in sorpresa. James non aveva mai fatto nulla del genere. Ma Troi continuò a baciarla. Lei toccò la sua lingua con timidezza, poi riprese a baciarlo con più vigore, giocando con la sua lingua nel mentre.

Lui allungò le mani e le strinse il sedere attraverso la stoffa. Lei rispose con un altro gemito e spinse le cosce contro di lui con più forza. La pressione le fece tremare le ginocchia. Lui alzò la sua gonna, quindi lei si allontanò per un attimo e alzò le braccia. Lui le tolse la veste e la gettò di fianco, lasciandola nuda di fronte a lui. Era un peccato che tutto questo dovesse finire così presto, lei si sdraiò sul materasso e aprì le gambe. Si aspettava che Troi le togliesse le mutande e la penetrasse, come era solito fare James. Adorava la sensazione, ma desiderava che durasse più a lungo.

Troi tolse le mutande, rivelando un membro voluminoso che era eretto e solido. Si abbassò su di lei, e la baciò nuovamente, ma non lo mise dentro. Invece le baciò le guance e poi la base del collo. Questo mandò brividi lungo la schiena di lei e questo causò un altro gemito involontario. Lui scivolò più in basso, baciando mentre scendeva, finché non iniziò a baciare tra I suoi seni. Ovviamente le cose funzionavano diversamente nel reame di Troi, e le piaceva.

Le prese i seni tra le mani e strinse i capezzoli tra I pollici e le altre dita. Mary prese aria. Come poteva saperlo Troi? Continuò a massaggiare un capezzolo mentre spostò le labbra all’altro. Succhiò con gentilezza e lo solleticò con la lingua. Mary non sapeva che fare oltre che gemere più forte e godere.

Scese più in basso lungo il suo corpo, e le leccò dolcemente l’ombelico. Mary non aveva idea di cosa aspettarsi. Non si sarebbe certo spinto più in basso, non è così

Scese più in basso.

Troy aprì dolcemente le sue labbra inferiori con le dita e leccò la carne esposta con la lingua. “Oh mio dio!” lei gridò. Non aveva mai provato nulla del genere. Ed era bello, molto bello.

Mary allungò le braccia e aprì le gambe quanto più poteva, dando a Troi più spazio. Lui continuò a leccare proprio il punto esatto, il che la fece tremare e contorcersi nel piacere. Poi inserì un dito dentro di lei e lo piegò verso l’alto per toccare un punto che lei nemmeno sapeva esistesse. Lui leccò e spinse e premette e la portò a gridare … nel modo giusto.

Il corpo di Mary iniziò a tendersi e poi iniziò a tremare in un modo che non accadeva quasi mai con James. Onde di piacere scorsero attraverso di lei, ed emise ogni genere di suono gutturale. Quando infine si fermò, si sdraiò annaspando per aria, sentendosi meglio di quanto avesse mai fatto prima.

"Come ... come sapevi come farlo?"

Lui sorrise. "Nel mio reame, si dice l’un l’altro ciò che si vuole."

Lei espirò. "Come fanno le donne a sapere di volere questo?"

Con un altro sorriso. "Beh, ora lo sai…"

Lei si mise sui gomiti e lo guardò tra le sue gambe. “E tu cosa vuoi?”

"Voglio sdraiarmi sulla schiena, mentre tu Sali su di me.”

Lei si sedette entusiasta e disse, “Mostrami!”

Lui si arrampicò sul materasso e si sdraiò. Il suo pene era ancora eretto ed era in piedi. “Mettiti in ginocchio e sali su di me in modo da avvicinare la tua fica al mio uccello.”

Queste non erano parole che lei riconosceva, ma comprese il loro significato. Fece come disse e presto il suo … Uccello … premeva contro la sua … fica.

"Ora mettiti su, mettilo in posizione con la mano, e scendi per spingerlo dentro. Va forte quanto desideri.” James non aveva mai desiderato farle male, ma talvolta, quando entrava, andava troppo forte. Che fosse lei a controllare la velocità era … questo reame di Troi era un posto davvero interessante. Mary si alzò, lo mise in posizione, e lo spinse gentilmente dentro di sé. Entrambi gemettero. “Così Mary. Prendimi più in profondità. Mettilo tutto dentro.”

Più in profondità? Okay. Lei si abbassò ancora, spingendolo sempre più dentro. Amava James, e non si era mai sentita violata da lui, ma questo era molto più dolce e tenero di quanto lo fosse mai stato con lui. Mary si abbassò finché non fu completamente appoggiata a Troi. La pressione nel punto giusto la fece gemere ancora.

"Ora vai su e giù." Questo lo capiva. Era la stessa cosa che faceva James, anche se stavolta era lei a controllarlo. Andò su e giù, spingendolo dentro ancora e ancora. All’iniziò andò piano, ma aumentò progressivamente la velocità. Troi allungò le mani e le afferrò il sedere. Spingeva e tirava per aiutarla a muoversi. “Inarca la schiena, Mary. Fai in modo che le tue tette oscillino.”

Comprese ancora ciò che intendeva dal contesto. Aumentò il ritmo, spingendolo dentro e fuori mentre inarcava la schiena e faceva oscillare il seno. Lui le fissava con sguardo rapito e gemeva. Nonostante Mary fosse appena venuta, si stava avvicinando a venire ancora. Due volte in rapida successione non le era mai capitato. I suoi gemiti si fecero sempre più forti insieme ai suoi. Aumentò il ritmo sempre più forte, più forte. Sentì il suo corpo tendersi. E il suo con lui.

E, all’improvviso, il suo uccello era in preda alle contrazioni dentro di lei mentre la sua vagina si contraeva intorno a lui. Si gettò su di lui un’altra volta per spingerlo dentro al massimo mentre esplodeva dentro di lei. lei aveva i capelli bagnati e sulla fronte. Gocce di sudore le scorrevano lungo la fronte e intorno agli occhi, come sulla schiena. Lui le afferrò le spalle, e spinse le sue labbra verso le sue. Rimasero in questa posizione a baciarsi con lui dentro dei per lungo, lungo tempo.

Infine, lui si girò su di lei e tirò fuori l’uccello. Lei rimase sdraiata, esausta, e gli sorrise. “Buon dio del cielo, Troi. Non avrei mai immaginato che potesse essere così."

Lui semplicemente le sorrise.

"Devi davvero andare?"

Lui annuì.

Mary incupì. "Non voglio che tu te ne vada."

"Nessuno vuole lasciare una bella donna, Mary. Ma talvolta dobbiamo farlo."

"Verrò con te! Lei dovrà..."

Lui le carezzò delicatamente il viso e scosse la testa. "Dormi, Mary. Apprezzo la tua gentilezza, e non la vedrò gettata al vento."

Lei chiuse gli occhi e iniziò a dormire.

* * *

Troi si sedette a gambe incrociate sul luogo del portale e attese. Il portale si aprì, e la guardia dai capelli verdi ne uscì. Era in posizione rannicchiata e con la lancia pronta. Troi non fece altro che alzare una mano e dire, “Tranquilla. Verrò di mia spontanea volontà.”

Lei si diede un’occhiata in giro, non trovò attaccanti, e si rilassò un poco. “Vieni allora.”

Lui si alzò e con la sua altezza la sovrastava. Non che la differenza d’altezza importasse. “Ho visto i piani del Monarca. Non finiranno bene per nessuno di noi.”

Con rabbia, lei rispose, "Lo hai violato, e morirai per questo."

Lui annuì. "Sì, lo farò. Posso chiedere il nome del mio boia?"

”Sono Xara."

* * *

Mary si svegliò da un sonno senza sogni. Era giorno inoltrato, e la coperta era rimboccata intorno a lei. Il gatto, Hunter, era raggomitolato contro di lei e dormiva pacificamente. Lei si alzò dal letto, riprese la sua veste e la indossò di nuovo. Troi se n’era andato, lo sapeva. Non lo conosceva da abbastanza tempo per soffrirne, ma le sarebbe mancato.

Camminò verso la sua tavola e vide che aveva lasciato il suo libro. Ora che poteva capire la sua lingua, poteva leggere il titolo. "Morpheus."

Fine